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25 marzo 2019 - La Rinnovazione del nostro "Eccomi!"
Il 25 marzo Solennità dell’Annunciazione del Signore abbiamo rinnovato la nostra appartenenza al Signore nella Famiglia dei Figli e delle Figlie della Madonna del Divino Amore, come era desiderio del nostro Fondatore Don Umberto Terenzi.
In questo giorno abbiamo ringraziato la SS. Trinità per la fedeltà alla vita consacrata delle nostre sorelle:

50° ANNO DI PROFESSIONE RELIGIOSA
25 marzo 1969 – 2019

Sr. M. Eurosia Cortinovis
Sr. M. Piera Desantis
Sr. M. Silvia Luiselli

60° ANNO DI PROFESSIONE RELIGIOSA
Sr. M. Assunta Perotti
Sr. M. Vincenzina Gervasio
Sr. M. Celestina Pompeo
Sr. M. Rosa Lorusso

25° ANNO DI PROFESSIONE RELIGIOSA
Sr. M. Amparo Vargas Arias
Sr. M. Aydelma Blanco

E per l’impegno di appartenere in modo definitivo e stabile al nostro Istituto di:

Sr. M. Rincy Therese Jhonson Kanjirathingal
che ha emesso la
PROFESSIONE DEFINITIVA

La Celebrazione Eucaristica è stata presieduta dal Cardinal Vicario per la Diocesi di Roma S. Em. Mons. Angelo De Donatis, che ci ha donato una bella meditazione spirituale per questo giorno solenne, che riportiamo di seguito:
La solennità dell’Annunciazione porta con sé una verità semplice e allo stesso tempo molto profonda: l’annuncio presuppone un annunciatore e un destinatario aperto all’ascolto; ascolto da cui nasce la libera decisione di offrirsi. L’oblazione può essere intesa in due significati fondamentali: passivo (colui che è offerto, presentato) e attivo (colui che si offre).
La storia della salvezza e la storia della Chiesa sono piene di storie di genitori devoti che hanno presentato e offerto i propri figli a Dio. Lasciandomi suggestionare dalla Parola dell’odierna liturgia, vorrei riflettere piuttosto sul secondo significato dell’oblatum, inteso come colui che liberamente si offre, entrando nella dinamica dell’eterno sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo.

Gli oblati figli della Madonna del Divino Amore possiedono un’identità presbiterale definita in modo tutto speciale da due oblati: Giovanni, il discepolo amato, e la madre di Gesù, la Vergine Maria. Oblati che per essere tali hanno ascoltato il loro Signore.
Dall’ascolto di Gesù, Giovanni ha capito che il Signore aveva assegnato a Pietro un ruolo speciale nel piano di salvezza: di primus inter pares. Per tale ragione egli rinunciò a vedere per primo i segni del Risorto sebbene avesse corso più velocemente di Pietro e fosse giunto per prima al sepolcro (Gv. 20, 3-8).

Qui si vede già il carattere della sua offerta che, grazie all’intimità con Cristo lo ha portato ad intuire per primo l’evento della Risurrezione, poi però si ferma per lasciar passare Pietro: si mette accanto al primo vescovo, lo serve rispettando la volontà del Signore.
Questa attitudine mi sembra il cuore dell’eterna oblazione di Cristo, piegato alla volontà del Padre; di Maria, piegata alla volontà del Padre nel Figlio; e direi degli oblati della Madonna del Divino Amore, liberamente piegati alla volontà del Padre nell’obbedienza a Cristo nella persona del suo Vicario sulla terra: il nostro Vescovo Papa Francesco.
Questa offerta nasce dall’ascolto “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato” (Eb. 10, 5) e non dai sacrifici e dagli sforzi. Anche Isaia ci avverte: “Ascoltate, casa di Davide” (Is. 7, 13): dall’ascolto del Kerigma nasce l’Emmanuele, il “Diocon-noi” (Is. 7, 14).

Questa prima ed indispensabile offerta del corpo si traduce nella disponibilità all’ascolto, che è la porta di accesso alla comprensione della volontà del Padre in tutte le sue declinazioni ecclesiali.
Il capitolo 6 del libro dei Numeri descrive l’oblato Nazir, il consacrato di Dio che si impegna ad una serie di obbedienze esterne come segni che indicano la sua disponibilità a lasciare agire Dio in sé stesso, a rinunciare ad una vita facile e ad accettare la sua speciale appartenenza al Dio d’Israele.
Tale dinamica preparata a lungo durante tutta la storia della salvezza potremmo dire che raggiunge la sua vetta nell’ascolto dell’angelo da parte della Vergine Maria. “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc. 1, 38).
Dio ci mostra nell’Incarnazione del Figlio il “metodo” dell’oblazione perfetta quale collaborazione libera e responsabile alla salvezza ricevuta in dono. Da Maria in poi potremmo dire che Dio ha definitivamente scelto di salvare il mondo attraverso le creature.

La traduzione letterale del testo greco del Vangelo di Luca descrive così il ricevimento del Dono da parte di questa giovane donna di Nazareth: "La potenza dell’Altissimo ti adombrerà".
Quella di Dio è una potenza che crea ombra, paura ma che allo stesso tempo feconda. E’ la nube che ha accompagnato il popolo di Israele nel deserto grande e spaventoso del cammino verso la terra promessa; è la nube del Tabor che provocò paura in Pietro, Giovanni e Giacomo ma che allo stesso tempo li consolerà e li rafforzerà nell’ora della passione del Signore e nella successiva evangelizzazione ad gentes.

Così come la nube indica la strada verso il cielo, l’Annunciazione ci adombra per segnare un nuovo inizio. Un inizio in cui oggi Dio si rivolge a voi cari oblati e vi invita a non credere nella paura, ma a “rallegrarvi” con Maria perché Dio ha ancora fiducia in voi, ha ancora disegni di ineffabile bellezza da mostrarvi e da mostrare al mondo attraverso la vostra offerta.

Il messale romano ci avvisa che nell’antichità l’Annunciazione era considerata il giorno della Creazione del mondo, dell’Incarnazione e della Pasqua: 3 eventi uniti nella dinamica del nuovo inizio. Oggi è la festa in cui possiamo vivere un nuovo inizio, in cui possiamo rallegrarci ascoltando l’annuncio di Dio che ci dice che i fallimenti, le paure, la vergogna delle nostre debolezze e dei nostri peccati non sono l’ultima parola perché “nulla è impossibile a Dio”.
L’oblato “mariano” porta al mondo questa speranza solo se l’ha vissuta in sé stesso, nella sua storia. Oggi potete guardare alle vostre difficoltà come ad un provvidenziale allenamento spirituale in cui siete chiamati a sperimentare che nulla è perduto, che nessuna crisi è definitiva, solo così sarete veri oblati che offriranno a questa diocesi la stessa speranza che la Vergine Maria ha offerto al mondo non guardando alla propria piccolezza ma alla potenza di Colui che prometteva.

Dunque “Rallegrati Maria”, rallegratevi oblati della Madonna del Divino Amore, rallegratevi “lance spezzate”, ascoltate l’annuncio dell’angelo: “Siete spezzati per essere consolati e per imparare a consolare; siete spezzati per imparare nella vostra carne che il nostro Dio non vuole sacrifici e offerte ma uomini e donne raggiunti dalla misericordia e per questo capaci di donarla”.
Solo così si riaccenderà il fuoco della speranza, la gioia dell’offerta: “Sono la serva del Signore, sia fatto come hai detto tu”.
Su questa scia mi chiedo che animus e che fede nell’Annunciazione hanno avuto il pellegrino ignoto (1740) che assalito dai cani rabbiosi (dai demoni che ci scoraggiano) guardò all’icona della Madonna del Divino Amore e sperimentò il possibile nell’impossibile?; e don Umberto Terenzi quando venne come primo rettore (1930) e poi parroco (1932) del Santuario, quando questo luogo passò alle dipendenze del Vicariato (1930)?; e infine quale fiducia nella potenza di Dio ebbe Papa Pio XII che nell’imminenza della battaglia per la conquista di Roma tra i nazisti e gli Alleati, invitò i romani a pregare per la salvezza di Roma durante l’ottavario della Pentecoste e la novena della Madonna del Divino Amore e ancora vide realizzarsi il possibile nell’impossibile?

E noi oggi in quale guerra siamo? Quale trincea, quale nube oggi sta preparando il possibile nell’impossibile? A quale paura, a quali scoraggiamenti l’Annunciazione oggi si rivolge?
La Madonna del Divino Amore è “Salvatrice dell’Urbe”. Oggi Roma non è minacciata dai tedeschi ma da demoni che vogliono distruggere i giovani e la famiglia. Forse una guerra ben più grave e pericolosa, certamente più subdola e dunque più simile al padre della menzogna.
Recentemente Mons. Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ONU a New York, ha ricordato le gravissime parole del Papa sull’idelologia gender che, ipotizzando un’identità personale svincolata dal sesso, rappresenta un pericolo per l’umanità!
Noi in quanto diocesi del Papa siamo destinatari di una particolare furia del demonio ma anche di grazie specialissime per presiedere a questo grande combattimento spirituale: più duro perché nascosto. Quanti giovani distrutti nella sessualità incontrate? Quante famiglie spezzate? Tutti frutti avvelenati di questa ideologia mortifera che sta penetrando la società a tutti i livelli, ma che trova nella Chiesa e in Pietro l’unica diga da cui dipende la salvezza dell’umanità.
La fede mi suggerisce che anche noi dietro a questo nugolo di santi testimoni, dobbiamo riprendere le armi della battaglia guardando alle nostre ferite come a luoghi per compatire l’uomo post-moderno: “lance spezzate” per ricostruire, anche noi come nel non troppo lontano 4 giugno 1944 disposti a fare voto di emendare la nostra condotta morale affinché Roma sia oggi risparmiata da questo flagello e il Santuario del Divino Amore risplenda di una nuova luce che illumini tutta la Diocesi.
Magari l’Altissimo Padre ci concedesse di pregare l’ottavario di Pentecoste 2019 con la stessa fede e vedere anche noi Roma liberata dal vero nemico: il diavolo.
Maria regina del possibile nell’impossibile prega per noi!

Card. De Donatis Angelo
Vicario del Papa per la Diocesi di Roma

Divino Amore 25 marzo 2019