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CONVEGNO UNITARIO dei figli e delle figlie della Madonna del Divino Amore

NEL 50° DELLA NASCITA AL CIELO DEL SERVO DI DIO DON UMBERTO TERENZI 3 gennaio 1974 - 2024

Per celebrare l’evento del 50° anniversario della Nascita al Cielo del nostro Fondatore il Servo di Dio Don Umberto Terenzi, è stato organizzato un Convegno Unitario che ha riunito il primo giorno, mercoledì 3 gennaio, i suoi figli spirituali, Oblati, religiose e laici, per la Solenne Eucarestia commemorativa presieduta da S. Em.za il Cardinale Matteo Maria Zuppi, figlio del grande collaboratore di Don Umberto il giornalista Dott. Enrico Zuppi. E’ stata una vera festa di famiglia nel ricordo di questo semplice e umile Sacerdote del clero romano, che ha dedicato quasi tutto il suo ministero sacerdotale per la rinascita materiale, morale e spirituale del Santuario della Madonna del Divino Amore. Ecco alcune belle espressioni del Cardinal Matteo Maria Zuppi tratte dalla sua omelia: “È una gioia grande ricordare don Umberto in questa casa, la sua casa, con la sua famiglia, nel Santuario dell’amore divino che incontra la nostra umanità. È casa di accoglienza premurosa, materna, che fa sentire tutti a casa e ci ricorda che non si ha Dio per padre se non si ha la Chiesa come madre. Maria, colei che genera e continua a generare l’amore di Dio nella nostra povera vita, ci ricorda che siamo figli, ci fa sentire figli accolti da una madre che ci suggerisce sempre – come avvenne per Giovanni – di prenderla con noi nella casa del nostro cuore.

Qui ci sentiamo accolti e partendo da qui portiamo questo amore che diventa umano con noi, con la nostra attenzione verso il prossimo, con le opere di misericordia verso i fratelli più piccoli di Gesù.
Sarà sempre anche un amore di Dio. Oggi è la memoria del nome di Gesù. Don Umberto ci indica il nome che aiuta a vivere e a morire. Tutta la sua vita è stata spesa per far conoscere il nome della nostra salvezza, attraverso Maria. È il nome che Gesù ci affida, tanto che osiamo – e non dimentichiamo mai il timore di Dio, dono dello Spirito – pronunciare nel suo nome tante scelte della nostra vita. […] Il nome che è sopra ogni altro nome dà forza alle nostre parole. La nostra vita è grande quando parliamo, viviamo nel suo nome che non si vergogna di essere affidato a noi, e noi con timore, come l’apostolo, possiamo dire “nel suo nome”. È la libertà dal nostro orgoglio.
Fare tutto nel suo nome ci libera dal senso di proprietà, da quell’io che deve sempre possedere e affermarsi per essere se stesso. Il nome di Gesù è il noi che ci unisce al di là delle divisioni, che fa di noi un cuore solo e un’anima sola, che rende piene le nostre povere parole. E il suo nome ci rende forti e liberi davanti ai tanti nomi degli idoli di questo mondo e rende pieno e bello il nostro nome, perché ci ama. La Madonna ci porta sempre a Gesù e rende concreto il suo divino amore. Questa casa custodisce i segreti di tanti, quella “inestinguibile aspirazione nostalgica verso l’infinito”. […] Qui tanta sofferenza ha trovato consolazione. E qui c’è tanto amore, con l’intensità, la semplicità, la tenerezza di una madre. Questa è l’intuizione di Don Umberto.

La città ha bisogno di “santuari del Divino Amore” e le nostre comunità, le nostre persone, devono riflettere questo nel buio della città. La grazia è una dimensione che libera dall’idea gnostica e pelagiana ma che richiede tanta fiducia e tanto amore, il pieno coinvolgimento nostro perché è tutt’altro che fatalismo. Scrisse don Umberto: “Sono due secoli che la nostra Madre non si stanca di far grazie a tutte le ore, ma – tranne qualche breve sprazzo di luce – il suo piccolo e povero Santuario del Divino Amore è ostinatamente lasciato nelle tenebre dell’abbandono e della dimenticanza. La tua voce si fa sentire, come quella di un pianto angoscioso e straziante, simile a quella delle madri degli innocenti sacrificati dall’ira di Erode. O Madre di amore, quella voce chiedeva pietà, misericordia: tra le voci infinite dei fedeli che a te chiedevano pietà, misericordia, più forte si sente la tua che a loro, per te, implorava pietà e misericordia: pel tuo Santuario, pel tempio del tuo divino spirito di amore, vuole quella voce risurrezione, vita nuova, aspetto più grandioso e degno. Ma più che altro è la voce del tuo cuore che si fa sentire: voce di madre che vuole dei figli, delle figlie, numerosi, perché l’amino, perché la facciano conoscere, amare da altri figli, voce di Madre che non vuol esser più sola nell’abbandono secolare; voce di madre piangente sulle miserie dei figli che non vuol vedere soffrire lontani da lei: li vuole vicini al suo colle d’amore, i più miseri, i più poveri, i più abbandonati, i più disperati, perché sappiano che lei non li abbandonerà mai, come il mondo, ma che qui saranno i suoi preferiti perché più con loro che con altri avrà modo di dispensar quell’amore di cui si sente troppo piena”. Al termine della Celebrazione Eucaristica che si è svolta in un clima di gioia, grazie anche al coro del Santuario che ha tradotto in musica e canto la liturgia e dopo la classica foto di gruppo, ci siamo recati al pranzo buffet per concludere il tutto in letizia!

Il giorno successivo giovedì 4 gennaio ci siamo ritrovati al mattino nella Sala “Don Umberto Terenzi” per ascoltare la relazione del Prof. Ulderico Parente, storico e docente universitario, il quale è stato incaricato di studiare la figura del Fondatore per la Congregazione dei Santi. La sua relazione è stata molto interessante perché ha abbracciato, in grandi linee, dato il tempo ristretto, tutta la vicenda storica di Don Umberto, toccando diversi aspetti sia umani che spirituali della sua entusiasmante, ma anche a volte difficile esperienza terrena. Ecco alcuni passaggi della sua trattazione storico-spirituale:

“Il dato fondamentale che mi sembra di cogliere in Don Umberto, e il diario in questo senso aiuta, la sua non è una fede statica è una fede in continua evoluzione. È una domanda che lo interpella continuamente in modo documentariamente chiaro fin dai primissimi anni, quando anche attraverso la guida dei direttori spirituali in particolare il Padre Francesco Pitocchi egli capisce che la sua volontà non coincide con la volontà di Dio e questa comprensione intellettuale inizialmente, poi sempre più esperienziale, diventa un motore della sua ricerca. Ecco la vita di Don Umberto, la vita cristiana di Don Umberto è stata caratterizzata da questa continua ricerca della volontà di Dio.

Come capire la volontà di Dio e come fare in modo che questa comprensione non corrisponda comodamente alla propria volontà. Ecco questo mi sembra un elemento importante, vi ho già detto prima di questa forza di volontà che caratterizza Don Umberto, una forza di volontà che è anche riscatto rispetto alla sua dimensione di fragilità e di povertà iniziale. Il fatto di riuscire a riscattare la sua povertà con il suo impegno, con la sua forza di volontà è un elemento molto importante ma è anche un rischio nella vita cristiana, perché questa forza di volontà personale può entrare in contrasto con la volontà di Dio. Ecco allora il cammino che Don Umberto scopre grazie alla guida spirituale di Padre Francesco Pitocchi nel seminario e che porta avanti per tutta la sua esistenza. Ecco nei suoi diari ricorre frequentemente il dubbio, ma è un dubbio creativo, è un dubbio positivo perché la sua disponibilità all’ascolto della volontà di Dio, allora io penso per rispondere a questo, che è il primo tassello di questa proposta di interrogativo quale vita cristiana, c’è stato un cammino di vita cristiana, ecco il primo elemento della vita cristiana di Don Umberto è ricercare continuamente la volontà di Dio e per lui questo è un cammino, vedete, difficile ed entusiasmante allo stesso tempo, difficile, perché in qualche maniera per farsi strada in una sua volontà coriacea in una sua volontà personale ecco allora per lui diventa impegnativo superare la forza della sua volontà per far entrare la volontà di Dio. Cammino difficile ma entusiasmante, per chi lo osserva dall’esterno, anche molto edificante, perché la vita di un cristiano è anche una vita di lotta non è una vita comoda, è una vita di impegno, e il vero impegno non sta tanto, io ribadisco questo aspetto perché è un aspetto che per me prescinde anche da Don Umberto, non è tanto l’impegno apostolico, il cammino di vita cristiana è l’impegno a far sì che la propria vita sia conforme, con tutte le fragilità umane, alla volontà di Dio. E questo lui lo capisce intellettualmente prima e poi con l’esperienza e questo rimane una costante nella sua esistenza e credo che uno degli elementi di maggior attualità nella figura di Don Umberto vincere la propria volontà, forte, coriacea, dinamica per far entrare la volontà di Dio anche quando questo chiede sofferenza, chiede un impegno diciamo ulteriore, chiede anche di modificare i propri progetti. E quante volte Don Umberto ha conosciuto ha capito, ha compreso, che i suoi progetti non erano gli stessi progetti di Dio, e come lo ha capito, come ha fatto a capirlo, innanzi tutto nella preghiera, poi con l’obbedienza alle legittime autorità della Chiesa. Ecco questa è stata la seconda via per conformare la sua esistenza alla volontà di Dio un’obbedienza che è tanto più forte e, usando un termine canonico volevo dire eroica, quanto più forte più coriacea era la sua volontà, quando più convinti erano i suoi progetti e noi sappiamo quante volte, lo sappiamo un po’ tutti, quante volte Don Umberto ha dovuto posticipare, rimandare iniziative, desideri, per accogliere la volontà della Chiesa. L’ha fatto anche con qualche iniziale resistenza, se così possiamo definire ma tra virgolette, ma alla fine questa resistenza, che è una resistenza anche intelligente, ecco però è una resistenza che si è arresa di fronte alla volontà della Chiesa, alla quale è stato eroicamente penso, obbediente.

Pensate a tutte le vicende della costruzione del Santuario che era il suo desiderio, uno dei suoi desideri più forti e quante volte questa costruzione è stata iniziata, con la benedizione della prima pietra e poi rinviata, non è solamente una questione di disponibilità economica e difficoltà amministrative ma è anche una questione legata alla volontà manifestategli dalla Chiesa, attraverso alcuni suoi legittimi rappresentanti, ai quali è stato fedelmente obbediente sempre. Ecco allora il primo elemento del suo cammino di vita cristiana, certamente fare la volontà di Dio e quindi il suo è stato un cammino di ricerca continua fino alla fine dei suoi giorni questo non ha avuto risposta, fare la volontà di Dio non ha un punto arrivo, è un cammino continuo soprattutto quando è forte il dialogo con il Signore e noi sappiamo dalle testimonianze questa volta, perché questo non si trova nei diari, né nelle altre fonti, ma dalle testimonianze noi sappiamo che era un uomo di profonda preghiera. Quando è venuto a vivere qui nel Santuario nella sua prima cella, chiamiamola per usare un linguaggio monastico, ecco lui fece aprire un piccolo varco, una piccola finestrella per poter contemplare dalla sua camera direttamente l’immagine della Madonna per poter essere in colloquio continuo. Molto bella questa testimonianza perché ci dice della sua preghiera, di questa dimensione che lui non metteva in mostra, non sbandierava ma che faceva parte della sua vita quotidiana ed era quello che nutriva, insieme ai Sacramenti, la sua quotidianità e la sua interiorità. Ecco allora la volontà di Dio, ricerca continua, preghiera, è il primo grande elemento che fonda il cammino di vita cristiana di Don Umberto.”

Al termine della relazione, dopo qualche intervento da parte dei presenti, ci siamo recati nell’Antico Santuario per la Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Mons. Luigi Moretti, Vescovo emerito della Diocesi di Salerno, per tanti anni Vicegerente della Diocesi di Roma. Ecco il suo saluto iniziale: “Carissimi esprimo la mia gioia e gratitudine per partecipare e condividere con voi questo momento in cui ricordiamo i 50 anni della morte di Don Umberto, devo dire che sono molto legato a questo perché lui moriva e io incominciavo, quindi è sempre un legame che si costruisce nella comunione dei santi. Esprimo la mia gratitudine perché anche la mia vita di prete e Vescovo è stata molto legata all’Opera di Don Umberto, soprattutto nel cercare di contribuire a far crescere quelli che sono i frutti della sua intuizione, del suo ministero, della sua passione sacerdotale, del suo scopo e il suo amore straordinario per Maria. Sento di esprimere gioia per aver in qualche modo contribuito a realizzare il suo sogno: la costruzione del nuovo Santuario, ricordo la prima Messa che ho celebrato la notte di Natale, che per me è rimasto un momento ricco di grazia e di gratitudine. Ringrazio sempre per la collaborazione che ho ricevuta specialmente dalle suore Figlie della Madonna del Divino Amore, e direi da tutta la comunità, e per questa comunità oggi celebro la S. Messa e l’affidiamo al Signore, che generi nel cuore di ciascuno e possa ricolmare di grazie, per intercessione di sua Madre, che ci conosce, importanti, utili e necessarie.” Dopo la Celebrazione è seguito il momento conviviale del pranzo a buffet nella Sala delle grotte e alle ore 16.00 ci siamo ritrovati tutti per ascoltare la relazione di S.E. Mons. Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, che si occupa anche dei Santuari quali come luoghi privilegiati per l’evangelizzazione. Il tema “Il rapporto tra la città di Roma e il Santuario della Madonna del Divino Amore” è stato sviluppato con competenza e chiarezza dal Vescovo, legato affettivamente al Santuario della Madonna del Divino Amore, in quanto per diversi anni è stato Vescovo Ausiliare per la Diocesi di Roma per il Settore Sud, alla consacrazione del Nuovo Santuario il 4 luglio 1999. Riportiamo solo alcuni stralci più significativi: “Il Santuario è luogo di accoglienza, da ultimo vorrei che noi non dimenticassimo quella stella che è sul mantello della Vergine del Divino Amore, qualcuno forse me lo avrà sentito dire, ma questo è un mio pallino: la stella è il segno dell’evangelizzazione tanto è vero che noi l’invochiamo anche stella dell’evangelizzazione.

Stella dell’evangelizzazione! La Vergine del Divino Amore, la madre del Divino Amore ha qui una stella, quello è il segno di Maria che per prima è evangelizzatrice e lo fa perché porta tra le braccia Cristo che è il Vangelo, ma questo diventa un impegno per chiunque tiene gli occhi fissi su quell’icona, su quell’effige, è il richiamo ad essere evangelizzatore. Si viene al Santuario come pellegrini perché si ha una meta non siamo qui degli erranti abbiamo la meta, chi va al Santuario va perché è pellegrino, vuole essere pellegrino, ma l’esperienza di grazia che viene fatta al Santuario deve necessariamente diventare un annuncio di grazia per quanti si incontrano, recuperare il nostro compito e la nostra responsabilità di essere evangelizzatori. La vergine del Divino Amore, ne sono convintissimo, porta con se questo messaggio, Roma che è la Diocesi del successore di Pietro, perché ha come suo Vescovo il successore di Pietro, non può dimenticare il primo compito che possiede: “L’annuncio del Vangelo”. L’annuncio concreto del Vangelo perché l’annuncio del Vangelo è anche testimonianza del Vangelo, l’uno e l’altro vivono insieme.

Ogni qualvolta guardiamo quella stella, amici miei, guardiamo all’evangelizzazione che siamo chiamati a porre in essere, perché abbiamo sperimentato la presenza di Dio, la vicinanza di Dio, nella nostra vita.”

Nella seconda parte della relazione il Vescovo si è soffermato a parlare in particolare del Giubileo del 2025 e del Santuario che potrà essere Chiesa giubilare, dell’80° anniversario del voto dei romani che ricorre nell’Anno della Preghiera indetto da Papa Francesco. Infine ci ha esortati alle responsabilità che ognuno diventi trasmettitore della fede, ecco le sue parole: “Allora quello che intendo dire sentiamo la responsabilità in questo momento storico di trasmettere la fede con convinzione, secondo i doni che possediamo secondo le capacità che abbiamo, secondo la povertà, anche secondo la povertà che abbiamo, perché ci vengono dati dei doni in vasi di coccio dice l’Apostolo, quindi appena sbatte si rompe subito. Consideriamo anche la nostra povertà, ma fratelli e care mie sorelline, facciamo in modo tale da accogliere anche realmente quelle che sono le esigenze di cui gli uomini e le donne del nostro tempo hanno bisogno. Io sono convintissimo che Dio oggi non è negato, Dio non è affatto negato, Dio non è conosciuto, questo è il grande problema. E probabilmente noi, a partire da me, noi abbiamo un po’ di responsabilità. Che la Madonna del Divino Amore veramente, notate che quando citavo prima di tutti quelli che sono in ricerca, qui possano trovare…! “Le anime che anelano ritornare a Dio” è un’espressione di Don Umberto Terenzi legata alla Madonna “le anime che anelano”, […] anelano e desiderano ritornare a Dio possano trovare qui l’ascolto e il luogo dove poterlo realizzare.” La giornata si è conclusa con la Celebrazione Eucaristica nell’Antico Santuario e la processione sulla tomba del Servo di Dio Don Umberto Terenzi. Ringraziamo il Signore che per intercessione della Vergine Santissima ha voluto concederci queste giornate di grazia.

Ave Maria e…avanti!
sr. M. Paola Gazzoli, fmda