Home Notizie e novità
IN ASCOLTO DELLO SPIRITO SANTO PER ACCOGLIERCI E CAMMINARE INSIEME…!

Il protagonista di questi giorni di grazia è stato lo Spirito Santo, “Veni Creator Spiritus”, all’opera nella Chiesa, nella vita di Gesù e degli apostoli e, ponendoci in ascolto di Lui imparare ad accoglierci all’interno delle nostre comunità e delle persone che ci sono affidate nell’ apostolato. E’ stata particolarmente significativa l’immagine del vento, attribuita allo Spirito di Dio che, indica la forza che ci spinge, che ci fa andare avanti, che ci scuote e ci provoca. Il vento è anche dolce, leggero e carezzevole. In uno scritto cristiano del II secolo (le Odi di Salomone), l’anima umana viene paragonata a un’arpa eolia, cioè che suona al passaggio del vento. Lo Spirito Santo allora sarebbe il vento che muove le “corde” dell’anima e produce dentro di noi e attraverso di noi dolcissimi suoni armoniosi: “Come il vento passa sulla cetra e le corde parlano, così nelle mie membra risuona lo Spirito del Signore e io parlo nel suo amore”. Se lo Spirito è tutto questo, noi figli e figlie della Madonna del Divino Amore, non possiamo non ricordare le parole di Gesù nel vangelo di Mt 19,29 “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita.” PER IL MIO NOME! La radice della nostra vocazione, per la quale abbiamo lasciato tutto è il nome di Gesù, per Lui abbiamo lasciato tutto, non è un appellativo il nome di Gesù, ma è la sostanza, è la nostra forza, è la nostra vita.
Quando non siamo in comunione con i fratelli, noi nominiamo invano questo nome. Ecco la declinazione dei nostri esercizi nel valore dell’accoglienza. Il primo servizio che noi possiamo fare al prossimo è quello di ascoltare, perché l’amore di Dio incomincia dall’ascolto della Parola ed è per questo che, non possiamo dire di amare se non sappiamo ascoltare! Dio ci porge l’orecchio, SEMPRE, e ci parla. Il primo orecchio che ascolta è quello di Dio ed è grazie a Dio, cioè è grazia sua se sappiamo ascoltare, come Maria che ha teso il suo orecchio all’ascolto della volontà di Dio su di Lei. Nelle nostre comunità, forse, non sappiamo ascoltarci, perché ci sono altre parole che riempiono le nostre relazioni. Lo Spirito Santo è dentro di noi, abita i nostri cuori, e San Paolo dice che attraverso lo Spirito noi possiamo dire “Abbà”: possiamo dare del TU a Dio, possiamo chiamarlo “papà” (Romani 8,15).

E poi è lo Spirito che unisce le persone, che crea legami: pensiamo a cosa accade nel giorno di Pentecoste, dove le persone e i popoli cominciano a dialogare e a capirsi. Lo Spirito Santo è la nostra intimità con Dio e con i fratelli. Lo Spirito Santo ha il potere di scaldare il cuore dell’uomo; ci accende dentro perché ci aiuta ad entrare in contatto con la Parola di Dio, dobbiamo sentire arderci il cuore nella preghiera e nella prossimità dei nostri fratelli e sorelle che incontriamo. Il fuoco inoltre illumina, è carico di luce: “O luce beatissima, invadi nell’intimo i cuori dei tuoi fedeli”, lo Spirito, infine, purifica come il fuoco, elimina qualsiasi scoria. Lo Spirito viene in soccorso alla nostra debolezza perché possiamo lottare contro le forze del male e liberarci dagli effetti negativi del male sulla nostra vita. È una purificazione, nello Spirito che ci fa bene.

Siamo state esortate a chiedere il dono di un cuore che sappia ascoltare, perché l’ascolto ci conduce e ci insegna l’obbedienza. Accogliere non è solo aprire la porta di casa o la porta del cuore. L’accoglienza è un habitus, un abito. La definizione della parola “virtù” è abitudine positiva al bene.

L’accoglienza è l’abito che portiamo addosso. L’accoglienza è prendere l’altro dentro di sé, è un’operazione delicatissima. Accogliere è preoccuparsi nel profondo dell’altro/a, essere attenti. Molte spesso le discordie nascono dal non saper stare al nostro posto. Chiediamoci come ci accogliamo? Come ci ascoltiamo? Viviamo nelle nostre comunità l’accoglienza di Cristo, di Maria e dei santi dei nostri fondatori e non dimentichiamo che, il Padre è stato un gigante dell’accoglienza. Ha trasformato un deserto, l’agro romano in un giardino. Tutte le opere nate dal cuore del Padre sono opere di accoglienza. Concludo con una frase del padre pronunciata dal padre a casa san Luca nel 1970 in cui il padre insiste sul sostegno reciproco per accoglierci: “La piccola o la grande croce, così come capita, saperla baciare giornalmente saperla portare. E dove si trovano elementi che non la sanno portare, e ce ne sono parecchi tra noi, abbiate voi la compassione e la comprensione di portare la doppia croce dell'opera in se stessa che loro non sanno portare, e l'altra croce di poter esortare in modo da fargliela portare meno pesantemente possibile” [MT 1760 del 2 settembre 1970 alle Direttrici a S. Luca].

La forza della Chiesa non sta nei ragionamenti, nei grandi eventi, nelle grandi celebrazioni, ma nella forza dello Spirito Santo At 4,13. Lo Spirito Santo deve essere la forza delle ns comunità, è stata la forza del padre don Umberto.

Voglio concludere citando Ez 37 : “La mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa; mi fece passare tutt'intorno accanto ad esse. Vidi che erano in grandissima quantità sulla distesa della valle e tutte inaridite…” - Questa citazione rappresenta il momento che stiamo vivendo nella nostra opera in cui, pronunciamo queste parole; chissà quante volte stiamo dicendo al Signore che la nostra speranza è perduta, tutto va in rovina e lo diciamo guardando al nostro santuario, alle forze che vengono meno o che diminuiscono, ma non dobbiamo arrenderci. Il vento gagliardo della Pentecoste soffia ancora. Non dobbiamo scoraggiarci, perché chissà quanti momenti di incertezza don Umberto ha consegnato alla Madonna da quel finestrino e non ci è dato di sapere cosa, ma soprattutto momenti di sofferenza, ma il vento della Pentecoste ha sempre soffiato su di lui. Il nostro santuario non tramonterà mai, non verrà mai meno! Dobbiamo avere la certezza del Divino Amore, non il dubbio, non l’incertezza, non il buio. Il caro Padre don Umberto dice: “La festa di Pentecoste io penso che sia la rinnovazione continua della discesa dello S. Santo; dove? dove questa colombella si può fermare? Vedete queste colombine che girano, se vedono un'oasi tranquilla, un'oasi calma si fermano, e se sospettano che un cacciatore che le spara, volano via! Noi no, questo è proprio l'oasi per accogliere questa colomba dello S. Santo, che si vuol posare nella Casa della Madonna; nella Casa della Madonna, dove c'è l'accoglienza, dove lo vogliamo, dove lo desideriamo, dove lo invochiamo continuamente, dove scende trovando come a Nazaret un cuore, non uguale, ma simile nell'atteggiamento almeno a quello della Madonna, nostra Madre, e allora si posa: superveniet in te, viene e riviene la grazia dello S. Santo; viene e riviene, e porta frutti, e che frutto! Il frutto benedetto del seno tuo, Gesù”. [MT 99 del 16 maggio 1956 a Casa Madonna alla metà della novena di Pentecoste]

Come frutto di questi esercizi chiediamo al buon Dio e alla Vergine Santa la consolazione nello Spirito Santo e affidiamoci a Lui e A Lei in questa vigilia della rinnovazione della nostra donazione di figlie e figlie della Madonna del Divino Amore. Le parole di don Umberto ci confortino e ci spingano ad essere accoglienti e prossimi nei confronti di tutti/e senza distinzioni.

Dice il padre “Vi darà un altro Paraclito, un altro Spirito, il quale resti sempre con voi. Cioè lo Spirito che costi quel che costi vedete il nostro voto di amore, adempiamo i nostri impegni. Non lo facciamo per questa o quella ragione umana, lo facciamo per quegli impegni nostri, nello Spirito Santo, cioè nello spirito del Divino Amore, per amore della Madonna e della nostra Opera della Madonna, lo dobbiamo adempiere con grande zelo, affrontando quello che gli impegni stessi ci danno e ci presentano”. [MT 2077 del 7 maggio 1972 a Casa Madonna]

Altra citazione – “vi do un pensiero, infatti è una parola sola: Consolatore! Il Divino Amore! Ma, siete le Figlie del Divino Amore, basta! Ecco, secondo pensiero, questa è una panacea per tutto, eh! Consolatore, cioè è una medicina che va bene per tutti i mali, fisici e morali, niente lacrime e molta gioia. Vivete, e... Consolatore anche perché ci deve far vivere il nostro voto di amore, capite?” [MT 1005 dell’11 settembre 1963 a Casa Madonna]. Ricordiamoci sempre che il Padre ci voleva sorridenti.

Grazie don Fernando, grazie alle sorelle che ci hanno ospitato e ave Maria e …avanti con coraggio!

Sr Maria Daniela Bianchini, fmda