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La Santa icona della Madonna del Divino Amore
La Santa immagine che ammiriamo nel modesto Santuario romano settecentesco, è da secoli conosciuta e invocata come Madonna del Divino Amore.
Viene naturale domandarsi per quale motivo questa rappresentazione della Madre di Dio sia stata nominata con un titolo tanto particolare. Don Umberto Terenzi, primo rettore e parroco di questo Santuario mariano ne intuisce il significato, fermandosi a contemplare la Vergine Maria con in braccio il Figlio di Dio e ai lati i due angeli inginocchiati, in atteggiamento adorante e benedicente. Per noi Figlie della Madonna del Divino Amore è di vitale importanza comprendere, per poi contemplare, la simbologia della santa icona, per poterne così trasmettere la spiritualità specifica che da essa traspare. Questa spiritualità siamo chiamate, prima di tutto, a viverla personalmente e comunitariamente, per poi diffonderla nel mondo, affinché tante persone possano ottenere la salvezza eterna. Don Umberto nei primi anni della sua permanenza al Divino Amore scrive una preghiera dedicata a questa Madonna, che ci aiuta a comprendere il significato di questa immagine, la riportiamo per intero:
O Maria, tu sei il tempio vivo ed eterno del Divino Amore, L’origine dell’affresco risale alla fine del XIV secolo per mano di un unico autore, molto probabilmente discepolo di Pietro Cavallini. L’interpretazione della simbologia ci rivela il titolo legato alla Spirito Santo, appunto il Divino Amore, così come ce lo presenta anche la preghiera a lei dedicata dal nostro fondatore. Dobbiamo dire innanzitutto che l’immagine della colomba posta in alto è un’aggiunta molto tardiva rispetto all’originale, quindi dopo che l’affresco venne segato dalla torre medievale, dove era stato dipinto in origine, e collocato nel piccolo Santuario, costruito sulla collina retrostante, probabilmente in occasione della consacrazione del luogo sacro nel 1750. La forma originaria, escludendo la parte superiore con la colomba dello Spirito Santo, è dunque quadrata. Questa è esattamente la forma tipica che nell’iconografia cristiana sta a significare il COSMO. Infatti i punti cardinali sono quattro come i lati del quadrato. Simbolo importante che vuol rappresentare l’universalità della salvezza divina, aperta a tutti i popoli della terra. Cominciando ad analizzare l’immagine della Santa Vergine e del Figlio divino, notiamo che la figura è inscritta in un triangolo equilatero, simbolo chiaramente Trinitario. Maria è rivestita di un manto dal coloro originario blu-verde ad indicare l’adombramento dello Spirito Santo su di lei. Il colore richiama la creazione sulla quale nella Genesi si dice che aleggiava lo Spirito Santo. Al di sotto il vestito di colore rosso rappresenta l’umanità della Vergine. Gli abiti di Gesù Bambino rappresentano la divinità (mantello azzurro) e l’umanità che si dona per amore (tunica rossa). In una mano egli stringe un rotolo di pergamena che, come in molte icone, rappresenta il chirografo del peccato ossia la cambiale che il Figlio di Dio ha dovuto pagare al posto nostro, per riscattare l’umanità dal debito originale. Entrambi hanno lo sguardo rivolto in alto verso la “volontà del Padre”, così come i loro colli sono rigonfi, ad indicare la pienezza dello Spirito Santo di cui sono ricolmi. Ora guardiamo più da vicino il volto di Maria e notiamo gli occhi molto grandi che stanno a significare la caratteristica specifica di questa donna quella della contemplazione. Vediamo il naso lungo e stretto, simbolo della regalità. La bocca piccola e chiusa che simboleggia la spiritualità. Maria viene quindi descritta come la Regina di un Regno spirituale, nel quale si contempla continuamente la Bellezza divina e dove ella attende tutti i suoi figli, per gioire con loro eternamente. Il centro dell’affresco è dato dall’incontro delle due mani: la mano della Madre e quella del Figlio. Quest’ ultima, prendendo il mantello di lei, indica con il dito il cuore di Maria. Chiaro riferimento al “dito della mano di Dio” che è appunto lo Spirito Santo, che rende Maria Piena di Grazia, quindi Immacolata. La mano della Santa Vergine tocca il Verbo di Dio Gesù Cristo, indicando il mistero dell’Incarnazione divina che in lei si è compiuto, rendendola Madre di Dio. Sul capo di entrambi vediamo le aureole, segno di santità, bacellate in oro, molto probabilmente già nell’affresco originale di fine ‘300. Nell’aureola del Bambino è inscritta una croce greca, che richiama la Trinità ed anche l’offerta della sua vita sulla croce, già prevista nel disegno del Padre. Si nota inoltre l’indipendenza tra il volto del Bambino in rotazione verso la Madre e l’aureola che permane fissa. Questo vuol indicare l’immutabilità della natura divina allorché il Verbo prese la natura umana. Sulla spalla sinistra di Maria Santissima si nota una stella dorata a sei punte, della quale si possono dare diversi significati. Secondo la tradizione bizantina essa rappresenta la Verginità perpetua di Maria (prima, durante e dopo il parto), anche se mancano quella sul capo (forse rovinata dalla sovrapposizione di un gioiello?) e quella sull’altra spalla, coperta dal capo del Bambino. Altra spiegazione è quella secondo la quale Maria è chiamata Stella del Mattino, poiché precede l’Incarnazione, quindi il sorgere del Sole di Giustizia che dai lei prende forma umana, tanto che è detta anche Aurora della Salvezza. Le sei punte della stella richiamano inoltre il brano del Vangelo di Matteo 25,35, dove si citano le sei opere di misericordia: “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Un richiamo alla carità verso il prossimo più bisognoso, che scaturisce dall’amore a Dio, al quale Maria nostra Madre ci sollecita ogni giorno. In ultimo prendiamo in esame la posizione del Bambino che nell’affresco originale (a differenza delle riproduzioni di questo negli anni successivi) sembra poggiare su una roccia, che si conforma pienamente con la tradizione iconografica del periodo di fine XIV secolo. Altre immagini di questo periodo, della Vergine con il Bambino, lo raffigurano poggiato su un davanzale, ad indicare che Cristo è la Roccia su cui dobbiamo fondare la nostra vita, come ci indica la parabola della Casa costruita sulla roccia(cf. Mt 7, 24-27). Guardando oltre l’immagine centrale dell’affresco, leggiamo altri simboli che richiamano sempre la presenza dello Spirito Santo. I due angeli ai lati: uno tiene in mano l’aspersorio e l’acqua benedetta, in atto di aspersione, che ricorda il Sacramento del Battesimo con il quale ogni cristiano diventa Tempio dello Spirito Santo. L’altro angelo è nella’atto di incensare il Dio Amore, cioè lo Spirito Santo presente nella Vergine, e il Figlio di Dio che da lei è nato, per opera sua. Alle spalle si nota un velo che rappresenta l’Antico Testamento, che si compie con la venuta di Gesù nel mondo. Al momento della morte infatti il “velo del Tempio si squarciò nel mezzo” come segno che i tempi nuovi sono ormai iniziati. Al di sopra di tutto viene raffigurato un CIBORIO, come quelli che si vedono nelle Basiliche al di sopra dell’Altare Maggiore, che rappresentano la discesa dello Spirito Santo (epiclesi) che trasforma il pane e il vino nel corpo e sangue di Gesù. Anche questo, dunque, sta ad indicare la presenza continua dello Spirito di Dio su Maria dall’Annunciazione fino all’Assunzione in cielo e su Gesù che afferma “lo Spirito del Signore è su di me!” Sembra chiaro a questo punto il perché del titolo di Madonna del Divino Amore, che è lo Spirito Santo, anche senza considerare il simbolo più esplicito, aggiunto successivamente, della Colomba che discende dall’alto. Anche questo simbolo è però importante perché ci ricorda l’effusione dello Spirito Santo rappresentata da un fascio di luce dorata che ricopre tutto il Cosmo (la forma quadrata citata sopra), con il quale Dio rinnoverà il Volto della Terra con una nuova Pentecoste. Il nostro impegno spirituale: Per noi Figlie delle Madonna del Divino Amore questa santa immagine di Maria ,che si venera nel Santuario romano, ci impegna a vivere ogni giorno, come Lei, nella docilità allo Spirito Santo per vivere come templi della Grazia. Solo così possiamo divenire anche noi “portatori dell’amore divino” come ha affermato il Papa di recente: “ Come Gesù è stato annunciatore dell’amore di Dio Padre, anche noi lo dobbiamo essere della carità di Cristo. Siamo messaggeri della sua risurrezione, della sua vittoria sul male e sulla morte, portatori del suo amore divino”. (Benedetto XVI – 5 aprile 2010 – Regina Coeli a Castel Gandolfo) “Portare il Divino Amore fino agli estremi confini della Terra”, amava spesso ripetere Don Umberto ai suoi figli spirituali, imitando la Vergine Maria che si è lasciata plasmare e santificare dallo Spirito Santo da diventare il suo “Capolavoro”. Contemplare e vivere questa “finestra aperta (icona) sul mistero del Divino Amore” è il compito spirituale che il nostro fondatore ci ha consegnato e che noi dobbiamo sviluppare attualizzandolo nel nostro tempo. Non confidando unicamente nelle nostre capacità umane, ma affidandoci alla potente intercessione della Madre di Dio e Madre nostra. Spiegazioni tratte dalle lezioni tenute dall'iconografa e teologa Silvia Polizzi. |
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