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DOMENICA 16 FEBBRAIO 2025 - RELAZIONE DI S.EM. CARDINAL GIANFRANCO RAVASI

Riportiamo una sintesi della relazione più ampia e approfondita che si trova in forma integrale sul canale youtube fmda.

[…] Entriamo ora nella riflessione un po’ particolare quella che vi propongo perché naturalmente al centro dovremmo porre un’icona di Maria e sulla base di questa, vedere come costituisce per certi aspetti alcune sfumature, alcuni lineamenti, alcuni, profili, alcune iridescenze, di questa che è la realtà della speranza, che Papa Francesco ha voluto porre come filo conduttore del Giubileo. Vorrei iniziare proprio ricordandovi un’immagine molto suggestiva, riguardo la speranza, che ha usato un poeta francese, Charles Peguy che è vissuto nella seconda metà dell’800 ed è morto, pensate è stato uno delle prime vittime della prima guerra mondiale, è morto nel 1914 i primi giorni della guerra. Questo scrittore Peguy francese, un convertito, tra l’altro, ha dedicato un poemetto intero alla virtù della speranza intitolato: "Il portico del mistero della seconda Virtù”. Ecco l’elemento importante è proprio la seconda, perché voi se ricordate bene, la speranza appartiene alla triade delle virtù teologali. […]
Avere fede, credere e amare tutti i giorni non è facile, bisogna avere dentro di sé una sorta di molla, di sorgente ebbene questa è rappresentata dalla speranza. Ecco per questo motivo la speranza è per eccellenza la virtù del futuro, è la virtù dell’attesa, in un mondo come il nostro che ormai è tutto ripiegato sul presente, sul possesso, sulle cose immediate, non ha più grandi orizzonti a partire dalla politica per esempio non ci sono più i grandi politici che avevano “visioni”.
Persino nella Chiesa, qualche volta siamo quel “piccolo cabotaggio”, per fortuna abbiamo figure come Papa Francesco, che fanno guardare in avanti, ecco perché la speranza è una virtù importante. Ora noi la vedremo, naturalmente non in maniera diretta, io vorrei dicevo presentarvi Maria e ve la presento, con quattro definizioni, con quattro identità, con quattro se volete, anche in questo caso, lineamenti del suo volto. […]

Primo lineamento: Maria serva. Voi tutti ricordate, in questo momento, le parole di Maria, le parole finali dell’Annunciazione: “Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me secondo quanto è stato detto”, secondo la tua parola. Ecco questo elemento serva, per noi oggi non è certo un bel titolo, dato che esaltiamo soprattutto la dignità delle persone. In realtà il titolo se è connotato, cioè messo nell’interno della Bibbia è un titolo di prestigio, vuol dire quasi ministro, colui che ha una funzione, una missione da compiere in nome del suo Signore. […] Ed ecco allora in questa luce dobbiamo, sviluppare, pensare questo tema, Lei stessa dice: “Come è possibile che si realizzi questo, non conosco uomo?”, la sua prima parola dei Vangeli. Ebbene qui abbiamo un tema fondamentale che è proprio nell’interno di quel titolo, che l’angelo le rivolge e che è entrato poi nell’Ave Maria: “Piena di grazia” in realtà all’interno dell’originale del Vangelo di Luca, quel termine vuol dire: “Tu che sei stata ricolmata di grazia da Dio”, è un participio medio, passivo, qualcosa che Dio ti ha donato. Allora ecco il primo elemento, quando noi parliamo di serva, parliamo di una missione che ti è stata data, assegnata, l’Annunciazione è questo: tu avrai da compiere una missione che è fondamentale, dovrai nel tuo grembo avere Colui che sarà il Messia per eccellenza, ma che è Figlio di Dio. Ed ecco allora il tema della grazia, tema molto caro a San Paolo. San Paolo usa una parola greca per indicare la grazia, che è: Karis. Questa parola è entrata nel latino, nella nostra lingua, ed è carità. Vedete che cos’è allora la karis, la grazia di Dio è l’Amore, in pratica potremmo dire così e così passeremmo al secondo lineamento sulla base di questo. Noi, pensiamo a noi creature normali, siamo nell’interno segnati, attraverso la nostra libertà, questo rischio grande che Dio ci ha dato, questa specie di esplosivo che è nelle nostre mani, noi siamo quasi idealmente posti su una base instabile. È come se fossimo sulle sabbie mobili, in una palude, e qual è la tentazione fondamentale? Paolo soprattutto ce lo insegna, quando si è sulle sabbie mobili, è quella di alzare le braccia, di tirarsi su, e si sprofonda di più. Paolo dice questo: è volersi salvare con le proprie opere, le opere della Legge, tirarsi su e invece è necessario che ci sia una mano, che dall’alto scenda e che tu possa afferrare, per ora fermiamoci a quella mano che scende e Paolo è fermamente convinto che la Karis sia fondamentale per la salvezza. Per questo nella lettera ai Romani San Paolo ha una frase di cui si stupisce lui stesso, perché non è sua è del profeta Isaia e scrive così: siamo al cap. 10 Lettera ai Romani: “Il profeta osa dire, arriva al punto di dire: cita il profeta, è Dio che parla: io il Signore mi sono fatto trovare anche da quelli che non mi cercavano, io ho risposto anche a quelli che non mi invocavano”. […]

Seconda parola: anche questo è uno dei titoli fondamentali che nell’Islam venivano dati a Maria: la credente che in arabo si dice muslim, mussulmana, perché è Colei che si affida a Dio. Ecco allora a questo punto, e qui andiamo a prendere un’altra frase della Bibbia, del Vangelo, entriamo in quella scena, la scena di Hain Karim...Qual è il saluto che Elisabetta fa a lei? È la prima beatitudine dei Vangeli: “Beata la credente”, letteralmente, “Beata colei che ha creduto”, la si definisce come Colei che ha creduto alla Parola del Signore. Per eccellenza è Colei che crede la definizione di Elisabetta è: “Beata la credente”, beata tu che sei la credente, ed è una parola greca che è “pistis” che vuol dire fede, fede però fiducia, ed è per questo che ecco ritorniamo all’immagine della mano, Dio stende per primo lui la mano, è Lui a salvarci, però noi non siamo come una stella, un oggetto che obbediscono a leggi esterne, noi abbiamo la libertà. Vi ricordate tutti quell’immagine, siamo come Adamo ed Eva, sotto l’albero della conoscenza del bene e del male. Quest’albero non c’è fuori tra gli alberi, nella botanica, è un albero simbolico, la conoscenza vuol dire vivere anche per la Bibbia, bene e male cosa sono? I due estremi della morale. Cosa dice Dio: “Prendi tutti i frutti, ma questo te lo do io, questo frutto” cioè il bene e il male, il vero e il falso, il giusto e l’ingiusto, sono definiti da Dio, sono trascendenti. Invece nella cultura contemporanea ognuno si fa come vuole il suo bene e il suo male, il suo vero, pensate cosa sono le fake news, il vero e il falso. Ed ecco allora questa particolare tentazione, che cosa fanno Adamo ed Eva? Strappano il frutto, cioè decidono loro ciò che è bene e ciò che è male ed allora qui la libertà è usata in maniera negativa: non volere quella mano. Se invece tu sei credente tu stendi la mano e ti lasci afferrare da Dio il quale ti trasforma e ti farà suo figlio, figlio adottivo, dice San Paolo, per cui puoi dire: “non più schiavo ma libero”, per cui potrai dire “Abbà Padre” anche tu come Cristo sia pure come figlio di adozione. Ed ecco che qui ora abbiamo un altro tema importante, quello della fede, e la fede Maria la dimostra nell’interno di varie occasioni, pensate per esempio un’occasione che è un po’ terribile, sono quasi sempre un po’ prove, perché credere ha un costo, costa credere. Ebbene quando è nel tempio il ragazzino Gesù dodicenne è entrato nella sua maturità, perché secondo la tradizione giudaica, adesso sono tredici anni, allora era al dodicesimo anno, si diventa “Bar mitzwah” “figlio del precetto” per cui può leggere per la prima volta la Toràh, la Legge, la Bibbia in comune, si entra nella comunità, nell’assemblea e Gesù il bambino, il ragazzino ormai, è diventato adulto, e che cosa succede in quel momento? Succede che i genitori con il pellegrinaggio, come i pellegrinaggi che si fanno qui al Divino Amore, al ritorno si accorgono che non c’è più, con tutta la folla che si muove, non c’è più il loro ragazzino Gesù. Allora tornano e lo trovano nel tempio, questo lo sapete già tutto, ma importante è la frase, Maria è piuttosto inquietata, anche piuttosto fredda: “Figlio perché ci hai fatto questo? Tuo padre ed io ti cercavamo”. E’ una specie di rimprovero, e qual è la risposta di Cristo, di Gesù, “io dovevo compiere le opere del Padre mio”, “stare nella casa del Padre mio”, si può tradurre in tutte due queste maniere cioè io ho un’altra paternità superiore, rispetto alla vostra, e Maria subito dopo Luca dice che Lei “conservava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”. Vedete che Maria ha bisogno di capire anche lei come noi, quando il distacco dal figlio, questa è una prova certamente […] Ma poi c’è l’ultimo quadro, quello in cui si vede in profondità la fede di Maria, è il vertice supremo quando sul Golgota, lassù vedete c’è la croce, c’è secondo il Vangelo di Giovanni capitolo 19, c’è Maria e il discepolo amato, sono loro due e gli altri evangelisti dicono che ci sono anche le donne, altri ma lasciamo stare in quel momento avviene l’apice suprema direi come all’inizio dell’investitura di Maria sulla quale poi ritorneremo. Ma io adesso questa scena ve la ricordo solo per un’altra ragione perché in quel momento Maria assiste al distacco supremo […] Quando ho scritto un commento tempo fa sulle parole di Maria l’ho intitolato “Le sette parole di Maria”, ma come se sono sei? Qui c’è il silenzio, Maria non parla, non si dice neppure, come è stata la tradizione popolare, l’Addolorata piange, la dolorosa, nel Vangelo c’è solo “stava”, “stava ritta”, e in quel momento tace, e quella forse, l’accettazione della fede è la parola più alta che lei pronuncia col suo silenzio e qui certamente ci sarebbe un altro tema da sviluppare che è proprio quello del silenzio. Silenzio orante, vedete il livello più alto della fede non è soltanto, non è quello della preghiera in quanto tale, dell’invocazione a Dio, il momento più alto è l’adorazione, la contemplazione.

Ecco la fede è anche ricordare che Dio ci lascia anche un po’ soli, perché abbiamo da soli, come Abramo quel giorno nella prova, ad essere fedeli, nonostante la tentazione di sentirlo come faceva Giobbe anche come nemico.

Arriviamo al terzo lineamento: Maria la povera: evidentemente è l’espressione biblica importante come sapete nell’Antico Testamento ci sono questi chiamati anawîm è un vocabolo ebraico che vuol dire chinarsi, curvarsi, perché sono quelli schiacciati dalla società, dagli altri, ma anche perché sono coloro che si chinano, curvano davanti a Dio. Qui abbiamo naturalmente una delle rappresentazioni di Maria in maniera particolare cioè Colei che entra nella schiera dei poveri di queste persone povere distaccate, distaccata ma anche al tempo stesso colei che riconosce la grandezza di Dio. Ed ecco allora quella pagina che abbiamo poco fa tutti recitato, il Magnificat, io vi dicevo prima che Maria parla solo sei volte tutte frasi brevissime: “Non hanno più vino”, “Fate quello che lui vi dirà”, oppure dall’altra parte: “Sono la serva del Signore”, tutte frasi quelle che abbiamo citato brevissime, le altre cinque frasi, pensate che nel greco dei Vangeli che è il testo che noi abbiamo le sei parole sono nel Vangelo di Luca e in quello di Giovanni tutte insieme le frasi di Maria, tutte le parole che dice Maria assommano 154 parole, pochissime, pensate che di queste 154 parole, 102 sono nel Magnificat cioè nella preghiera, nel canto che Maria si esprime di più e qui mostra veramente la sua funzione proprio, la sua rappresentazione fondamentale. Provate per un momento a pensare a quello che sappiamo a memoria ormai il Magnificat. Il Magnificat è un canto, un inno, tant’è vero che alcuni pensano che è stato posto sulle labbra di Maria per esprimere i suoi sentimenti, ma era un inno della Chiesa delle origini.
Voi vedete che proprio è un ribaltamento di tutta la logica del mondo che privilegia invece i potenti, quelli che sono sul trono, quelli che contano, quelli che sono ricchi, pensate cos’è adesso soprattutto negli Stati Uniti, cos’è questo scandalo vergognosissimo di persone che posseggono da sole quanto, queste persone non le citiamo perché non lo meritano, che posseggono quanto il bilancio di un intero stato e questa percentuale minima possiede il 90% delle risorse rispetto agli altri che si devono spartire il resto...[…] Maria vuole ricordare a tutti noi questo essere dalla parte degli ultimi della terra.

Quarto lineamento: la Madre naturalmente, questo è importante noi sappiamo, ritorniamo a quella scena che abbiamo già evocato, quella del Golgota. Maria che riceve e qui si discute che cos’è, quasi il testamento di Gesù? Secondo l’opinione dominante, è vero anche questo, sono le ultime sue parole un soffio “Madre ecco tuo figlio”, “figlio ecco tua Madre”. Ma secondo alcuni è invece una rivelazione, Lui vuole quell’ultimo momento dire chi è veramente Maria e chi è il discepolo cioè vuole in quel momento rivelare la Chiesa, la Madre Maria accanto ai figli, il figlio che è il discepolo amato e quindi si costituisce in un certo senso quella maternità che è propria, dovrebbe essere propria della Chiesa. La Madre Maria diventa perciò l’emblema, è la Madre di tutti noi ed è per questo che è stata invocata ripetutamente come la Madre, non solo perché è stata la madre di Gesù, tante altre sono le madri dell’Antico Testamento e del Nuovo Testamento, pensiamo a Elisabetta, invece lei lo è per questa rivelazione che in quel momento il figlio le dice: “Tu dovrai essere la madre per eccellenza di tutti” . Sapete che il nome di Maria è citato solo nei Vangeli, e poi negli Atti degli Apostoli, San Paolo non parla mai di Maria ma dice nella lettera ai Galati: “Dio mandò il Suo Figlio nato da donna, nato sotto la legge” e l’ha fatto nascendo da una donna, per fare noi figli di Dio, in questo caso la maternità di Maria diventa un elemento importante per noi ed è interessante veramente vedere come la tradizione cristiana popolare l’ha sempre considerata così. Però come madre è la madre che ci indica per eccellenza chi è il vero Signore, ci insegna e qui è Sant’Ambrogio, che scrive una frase, è il Vescovo della mia Città di origine, Milano, scrive una frase che, cercate di sentirla bene perché non è facile al primo momento, qualcuno può scambiarla dice: “Maria non è il Dio del tempio, Maria è il tempio di Dio”.
Maria in un certo senso è qualcosa che partecipa dell’intero respiro dell’umanità e come tale è veramente una speranza, rispetto a questo mondo nel quale siamo immersi, che è tutto scandito dalla desolazione, dalla disperazione, da quella malattia più grave che io penso è quella, più che non della disperazione, che è quella dell’indifferenza, la nebbia per cui tutto è uguale, il bene il male, il vero il falso.[…]Allora finisco proprio, perché ho parlato troppo, finisco con la voce di un ateo, ateo profondo, anticristiano è stato filosofo del secolo scorso, francese l’avete sentito, quelli che hanno studiato filosofia forse, era molto importante si chiamava Jean-Paul Sartre. […] immagina qualche giorno prima del Natale che Maria avverte, cito lui adesso, nello stesso tempo che Cristo è suo figlio, il suo bambino, ma è anche Dio. Lo guarda e pensa: “Questo Dio è mio figlio, questa carne divina è anche la mia carne, è fatto di me”, fa come le mamme fanno di solito, è fatto di me, ha i miei occhi, la forma della sua bocca è la forma della mia, i genitori spesso lo fanno, “mi assomiglia è un Dio eppure mi assomiglia, nessuna donna ha mai potuto avere in questo modo il suo Dio per sé sola, un Dio bambino, che si può prendere tra le braccia e coprire di baci, un Dio caldo che sorride e respira, un Dio che si può toccare e che ride”. Ecco vedete un non credente come ha rappresentato in maniera profonda e intensa la maternità di Maria, ecco era questo il ritratto, l’icona che volevo rappresentare in questo incontro, un’icona di fiducia che parte prima di tutto dalla grazia, dalla fede, la credente, dalla povera, che ha però sempre fiducia, per arrivare poi alla Madre che sa amare il suo bambino e quindi tutti quei figli che, il Figlio suo lassù, in quel pomeriggio di primavera, mentre stava per spirare, le ha consegnato.

Al termine della relazione S.E. Cardinal Gianfranco Ravasi ha celebrato l’Eucarestia nel Santuario Nuovo.
Ringraziamo il Signore e la Vergine Maria per questo pomeriggio di bellezza e grazia spirituale che ci hanno concesso di vivere insieme.

Ave Maria!

Le fmda