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ITINERARIO SUI MISTERI DELLA LUCE - Esercizi Spirituali dall’01 al 06 Agosto 2022 Casa di Preghiera “San Luca” – Guarcino (FR)

Dal 31 luglio al 6 agosto si sono svolti gli Esercizi Spirituali nella nostra “Casa di preghiera San Luca” a Guarcino, guidati da Sua Eccellenza Mons. Paolo Ricciardi, Vescovo Ausiliare per la Pastorale Sanitaria nella Diocesi di Roma. Il tema dominante di questi Esercizi sono stati i Misteri della Luce, istituiti da San Giovanni Paolo II, sui quali è stato sviluppato un itinerario spirituale. La nostra gratitudine va a San Giovanni Paolo II per aver avuto questa intuizione, lui che era una grande innamorato della Santa Madre di Dio e che, durante il suo ministero petrino, ha risvegliato una spiritualità mariana che non è solamente una devozione. È Dio stesso, infatti, che ha voluto una Donna per entrare nel mondo, quindi il culto di Maria è essenziale nella nostra vita. Per cogliere la Luce, che è Cristo, dobbiamo necessariamente guardare alla Vergine Maria che Dio ha voluto dall’Eternità.

La nostra vita è un Mistero di Luce. 'Mistero' non significa una cosa da scoprire, segreta ma, nel linguaggio liturgico, è rivelazione di qualcosa di più profondo, è un segno che ci conduce a qualcosa di più grande, quindi la nostra vita, in quanto battezzati, diventa una Vita con la 'V' maiuscola.

Durante questa settimana, ad ogni incontro, c’è stato proposto, inoltre, un pensiero di Albino Luciani, che sarà beatificato il prossimo 4 settembre: la sua semplicità, i suoi racconti, i suoi aneddoti ricchi di morale, di spiritualità e di umanità, hanno avvalorato le nostre meditazioni.

Tra i tanti spunti che ci sono stati offerti, seguendo il percorso dei cinque misteri della Luce del Santo Rosario, ne riportiamo alcuni che possono esserci di stimolo nella vita di tutti i giorni.

La solennità dell’Epifania, che celebriamo nel Tempo di Natale, è segno e immagine di ciò che ci attende per sempre: trovare Cristo e celebrare con lui la bellezza delle nozze eterne. I Magi si rivelano uomini saggi che, come le vergini sagge, riconoscono su cosa fondare la loro vita: su Dio. Anche noi, come loro, siamo chiamati ad essere vigilanti. Essere vigilanti vuol dire essere continuamente pronti a generare amore e a vivere la “rivoluzione della tenerezza”. La consacrata ogni giorno è animata da questo desiderio che la mette in cammino, come i Magi, verso il Signore, Sposo e Maestro. Ogni volta che si cade nell’egoismo, nell’odio, nella chiusura verso l'altro, stiamo sbagliando strada, stiamo andando da Erode. Chi si chiude all’altro, non morendo a se stesso, è tale perché è chiuso verso l'Alto, non sa lasciarsi guidare dal Cielo. Quali doni noi possiamo offrire al Signore? L’oro della verginità regale, l’incenso della preghiera, la mirra della nostra umanità. Questo significa elevare il tono della nostra vita, puntare alla misura alta dell’Amore. Non possiamo perderci in superficialità e mondanità! Siamo chiamate ad essere segno della rivoluzione della Tenerezza e dell’Affetto. Chi ci accosta o chi accostiamo ha bisogno di misericordia e di tenerezza: la Chiesa, quindi ciascuno di noi, è chiamata ad essere Madre.

La liturgia unisce in modo stretto, come un unico mistero, il momento dell’Epifania con il Battesimo di Gesù al Giordano e con le Nozze di Cana. Questi tre episodi evangelici sono un unico evento nuziale. Dopo che la Sposa ha contemplato la Bellezza dell’Epifania del suo Sposo, deve prepararsi ad un anno nuovo, ad un “tempo ordinario” in cui sentire in pienezza la presenza di Cristo. Per immergersi nell’ordinario, si riparte proprio dal Battesimo di Gesù. Siamo chiamati a immergerci con Cristo nel Giordano, riscoprendo il nostro Battesimo come un essere inseriti in Lui, con lo Spirito che aleggia su di noi e con la voce del Padre che dice, a ciascuna di noi: “Tu sei mia/o figlia/o, l’amata/o”. Gesù si immerge nella nostra umanità santificando il nostro ordinario. Dalla Galilea scende al Giordano. Tutta la vita di Gesù, Figlio di Dio, è stata una continua discesa.

È l’invito anche per noi ad essere umili. Disse San Giovanni Paolo I, durante la sua prima udienza: “Il Signore tanto ama l'umiltà che, a volte, permette dei peccati gravi. Perché? perché quelli che li hanno commessi, questi peccati, dopo, pentiti, restino umili. Non vien voglia di credersi dei mezzi santi, dei mezzi angeli, quando si sa di aver commesso delle mancanze gravi. Il Signore ha tanto raccomandato: siate umili. Anche se avete fatto delle grandi cose, dite: siamo servi inutili. Invece la tendenza, in noi tutti, è piuttosto al contrario: mettersi in mostra. Bassi, bassi: è la virtù cristiana che riguarda noi stessi”.

Siamo invitati a dire, ogni giorno: “Io voglio far morire l’uomo vecchio e questo sia UN GIORNO NUOVO nel SIGNORE CHE FA NUOVE TUTTE LE COSE! In questo giorno IO POSSO ESSERE UNA PERSONA NUOVA!”. È anche l’invito ad essere Gioiose/i, ricordando che il Vino Nuovo ha sempre da venire e ogni giorno che passa la gioia si accresce, perché è più vicina la festa del Cielo. Annunciare il Regno di Dio, essere amore e tenerezza verso tutti coloro che noi avviciniamo, facendo emergere la fede che è frutto del nostro amore e della preghiera che trasfigura la nostra vita, come Gesù si è trasfigurato sul Monte Tabor.

Illuminarsi è proprio di chi ama. Così scriveva il poeta romano Trilussa: Davanti ar Crocifisso d’una Chiesa / una candela accesa se strugge da l’amore e da la Fede. Je dà tutta la luce, tutto l’amore che possiede, senza abbadá se er foco la logora e la riduce a poco a poco. / Chi nun arde nun vive/. Com’è bella la fiamma d’un amore che consuma. “Com’è bella la fiamma d’un Amore che consuma! Chi non arde non vive”. Gesù, la nostra vita, arde d’amore e si illumina. E ci illumina. Il mistero della Trasfigurazione è per i discepoli una preparazione al mistero della “Sfigurazione”. Gesù che sale il Tabor salirà un giorno, non molto lontano, il Calvario. Accanto a Lui non saranno più Mosè ed Elia ma due ladroni. Non ci sarà più la Luce, ma il buio. Non più la Voce del Padre, ma il Suo silenzio. Allora sarà veramente Amore consumato per il bene dell’umanità. Anche a noi a volte capita di vivere momenti di Tabor, quando, ad esempio sperimentiamo un tempo di deserto, di preghiera, di ritiro. Ci capita di stare sul monte, di contemplare la Luce, di ascoltare la Voce. E diciamo, o pensiamo: “È bello essere qui”. Ma il più delle volte siamo chiamate a scendere dal monte, ad essere a terra, a scontrarci con le difficoltà e il buio della vita di ogni giorno. Ed è lì che siamo chiamate al salto nella fede: vedere il Trasfigurato nello Sfigurato, cioè trasfigurare la nostra realtà, osservare bene, con gli occhi di Dio, la Luce che c'è sempre. Forse nascosta, offuscata, ma c’è. Anche nel dolore più assurdo. E questa Luce ha un nome: la Sua Parola. (“Ascoltatelo”). Questa Luce la intravediamo negli occhi di un malato grave, ma forte nella fede, in tante persone impegnate per il bene degli altri, senza volere ottenere nulla in cambio, nelle comunità dove si respira la bellezza di credere in Gesù... La intravediamo ogni volta che, pur nelle nostre mani di peccatori, il Signore Gesù sceglie di essere preso da noi nel Pane dell’Eucaristia. La intravediamo quando il buio del peccato fugge davanti al Sole della Grazia. La intravediamo ora, certi che un giorno vedremo Dio in tutta la Sua Luce, in tutta la Sua Gloria, in tutto il Suo Amore. E allora potremo finalmente dire: è bello per noi essere qui. e lui ci dirà: saremo qui per sempre.

Dove possiamo attingere, ogni giorno, tutta questa Luce per la nostra vita? DALL’EUCARISTIA quotidiana, dal nostro rapporto personale con Gesù, dalla nostra Adorazione: Gesù Eucaristico è il Sole della nostra vita. Stando davanti a Lui è come un ‘pannello solare’: pian piano i Suoi raggi entrano in noi e viene la LIBERTÀ DEL CUORE, perché è Gesù che entra in noi!

Albino Luciani, in una sua bellissima omelia, diceva (a riguardo della preghiera personale del cuore): "Personalmente, quando parlo da solo a Dio e alla Madonna, più che adulto, preferisco sentirmi fanciullo. La mitria, lo zucchetto, l’anello scompaiono: mando in vacanza l’adulto e anche il vescovo, con relativo contegno grave, posato e ponderato, per abbandonarmi alla tenerezza spontanea, che ha un bambino davanti a papà e mamma. Essere – almeno per qualche mezz’ora – davanti a Dio quello che in realtà sono con la miseria e con il meglio di me stesso: sentire affiorare dal fondo del mio essere il fanciullo di una volta, che vuol ridere, chiacchierare, amare il Signore e che talora sente il bisogno di piangere, perché gli venga usata misericordia".

Noi che siamo le Figlie e i Figli della Madonna del Divino Amore, siamo amate/i in modo Divino e siamo chiamate/i ad amare divinamente, amare ‘da Dio', e non è da poco! Con questo augurio ed auspicio per ciascuno/a di noi, buona vita luminosa trasfigurata dalla Preghiera e dall’Amore vissuto e donato!

Ave Maria!
Sr. M. Michela Bargagli, fmda